Mirò Poesia e Luce: la mostra a Genova Palazzo Ducale
80 opere dell'artista catalano. Tra tele, schizzi e sculture.
Dall'arte pubblica alla sperimentazione, colori accesi e contrasti
cromatici.
Dal 5 ottobre al 7 aprile 2013.
Da venerdì 5 ottobre a domenica 7 aprile 2013 Palazzo Ducale ospita Mirò! Poesia e luce, una mostra esaustiva dell’opera del grande artista catalano.
L’esposizione, curata da María Luisa Lax Cacho, ritenuta tra i maggiori esperti internazionali dell’opera di Mirò, presenta oltre 80 lavori mai giunti prima in Italia, tra cui 50 olii di grande formato, ma anche terrecotte, bronzi e acquerelli. Tra i capolavori, gli olii Donna nella via (1973) e Senza titolo (1978), i bronzi come Donna
(1967) e gli schizzi, come quello per la decorazione murale per la
Harkness Commons-Harvard University, tutti provenienti da Palma di
Maiorca dove la Fundació Pilar i Joan Miró detiene molte opere
dell’artista, concesse in via del tutto straordinaria per la mostra.
«Il titolo della mostra riprende una frase che disse Mirò nel 1957: Maiorca è poesia e luce.
Quando si trasferì definitivamente sull'isola nel 1956, l’artista
concretizzo il suo sogno: lavorare in un ampio spazio tutto suo, a contatto con la natura, tra pace e silenzio» dice María Luisa Lax Cacho, presentando l'esposizione.
Se le opere in mostra vanno dal 1908 al 1981, la maggior parte risale proprio agli ’60 e ’70
e alla produzione maiorchina. Non appena ci si addentra tra le sale si
nota subito la differenza tra le prime opere, in cui il paesaggio è
ancora rappresentato alla maniera tradizionale e le tele più recenti,
dove la pittura diventa sempre più essenziale.
Di particolare rilievo sono anche le opere che denotano l’interesse di Mirò per l’arte pubblica, nel senso di un'arte accessibile. «Un connubio tra architettura e arti plastiche si trova in opere come Schizzo per la pittura murale del Terrace Pòlaza Hotel di Cincinnati (19747) e Schizzo per la pittura murale di Harkness Commons,
Graduate Center, Università di Harvard (1949-1951), oltre che nei
disegni del Progetto, poi non realizzato, per un murale per la sede
delle Nazioni Unite a New York (1952-1953)».
«Mirò non rinuncia mai alla sua radice di dadaismo e surrealismo, partendo sempre dall’azzardo come stimolo alla creazione. Nelle sue opere, così, convivono stili e modi di esecuzioni diversi» prosegue la curatrice, che illustra anche il repertorio iconografico di Mirò, fatto di donne, paesaggi e uccelli.
«Al Mirò dei colori, prevalentemente l’azzurro, il verde, il giallo e il rosso, si affianca quello più sobrio, che fa del nero il grande protagonista, grazie all’influenza della pittura astratta americana, ma anche della calligrafie orientale, prevalentemente giapponese».
In mostra anche sculture, sperimentazioni che l’artista fece nell’arco della sua vita con diversi materiali e tecniche.
Tra le particolarità dell’esposizione, inoltre, c’è la ricostruzione dello Studio Sert,
lo spazio in cui l’artista catalano creò i suoi lavori.
Qui si possono
ammirare gli oggetti, i pennelli e gli strumenti usati da Mirò per la
sua attività artistica.
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